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VUELTA EN DELTA 2004


Sono preoccupato per il Nonno.
Le sue condizioni fisiche non sono proprio il massimo per affrontare questa situazione e nonostante mi abbia assicurato che l’iniezione che gli ho fatto ieri sera gli ha alleviato il dolore, al decollo mi sembrava ancora molto sofferente; poi e’ da un po’ che non lo sento in radio.
L’altimetro segna 11.700 ft; la velocità anemometrica è 115 km/h mentre il GPS dice che faccio i 38; non ho indicatore di temperatura ma siamo senz’altro qualche grado sottozero; io sono attrezzato benino e sento comunque freddo, ma lui al decollo dal campo Piernatale Bussi indossava solo un paio di guantini leggeri e consunti che mi sembravano un po’ “scarsini”, ed a completare il quadro c’è forte turbolenza.
Provo a chiamarlo: “Nonno da Massimo, cambio!”.......non risponde.
“Nonno da Massimo, mi ricevi? Cambio!”.......non risponde.
“NONNO DA MASSIMO, RISPONDI, CAMBIO!”.............finalmente sento la sua voce che dice: “Non chiamarmi, non posso parlare che con la turbolenza mi balla la dentiera e rischio di perderla!”.
Tutto OK, il Nonno è in forma.

Il Viaggio è cominciato a Natale o giù di lì; il Nonno (al secolo Daniele Bedini) è con le gambe sotto il tavolo in compagnia dell’amico Massimiliano Etzi e si sa come vanno queste cose; tra una tagliatella ed una crescentina Daniele butta lì un “perché non si va in Spagna in delta quest’estate?” e Max rilancia “facciamo in Portogallo, che è anche l’anno degli europei di calcio, sai che festa?” “OK, andata!”.
Daniele mi telefona e mi mette al corrente, chiedendomi se sono della partita ed io, dopo una lunga riflessione che mi impegna circa tre decimi di secondo, gli rispondo di sì.
Il periodo di tempo che ci separa dalla partenza viene impiegato nello studio e nella pianificazione del viaggio e nella ricerca di contatti utili negli stati che dovremo attraversare; nella selezione delle cose da portare, dai vestiti alle attrezzature d’emergenza che man mano che si avvicina la data della partenza vengono sempre più ridotti all’osso per contenere i pesi; cercando di prevedere ogni imprevisto e preparando i mezzi con la massima cura.
La data della partenza è stabilita per il 25 giugno, così da poter approfittare del periodo in cui, statistiche alla mano, l’anticiclone delle Azzorre è solito estendere sull’Europa il suo abbraccio caldo e stabile; non potremo però approfittarne poiché dovremo anticipare, ed il 18 mattina arrivo a Cisliano al Club Volo ULM Milano da dove partirà il “Tour VueltaenDelta 2004”.

All’atterraggio trovo Daniele a bordopista e mi accorgo subito che qualcosa non va; si muove a fatica ed ha l’aria sofferente ed appena mi tolgo il casco m’informa che non potrà partire a causa di un maledetto “colpo della strega” che lo ha colpito meno di mezz’ora fa, quando si è piegato per prendere una bibita dal frigo; se non è Jella questa...; vorrà dire che questo viaggio “non s’ha da fare”, ma non sia mai detto che ci diamo per vinti senza combattere.

Inizia uno sforzo collettivo per risistemare il vecchietto; io lo faccio stendere sopra un tavolo e lo massaggio ; un socio del suo campo volo arriva a costruire un verricello e mi ci appende il Nonno come fosse un prosciutto a stagionare ; quando qualcuno comincia a pensare alla costruzione di una specie di “ruota della tortura medioevale” con cui metterlo in “trazione”, tra l’ilarità generale il Nonno pensa sia opportuno confessare di stare gia meglio (mentendo?), e che se qualcuno lo accompagna forse riuscirà a sopportare un viaggio in auto fino alla farmacia.

Ritorna armato di pomate e fiale e siringhe ed essendo ormai mezzogiorno decidiamo di proseguire le cure al ristorante.

Il pomeriggio sembra portare qualche miglioramento ma la posizione seduta lo fa tribolare, ed in delta non si può mica stare in piedi; la ragione gli imporrebbe di rinunciare ma la voglia di partire è tanta e noi senza di lui non partiamo; o tutti o nessuno.

Verso sera dichiara che potrebbe partire con noi e tentare di arrivare al Piernatale Bussi (AT) da dove, in caso di difficoltà, potrebbe sempre in qualche modo rientrare; teme però che l’apparente miglioramento sia dovuto esclusivamente all’antidolorifico iniettatogli dal farmacista e di bloccarsi di nuovo all’esaurirsi dell’effetto, e non essendoci nessuno in grado di fargliene un’altra........; sbianca un pochettino quando gli dico che glie le posso fare io e tenta di schermirsi con penose scuse per rifiutare senza farmi capire che la cosa lo terrorizza (forse non ho l’aspetto di una crocerossina ?), ma ormai è incastrato ed alle 18,00 si decolla da Milano.
Alle 19,40 atterriamo al Piernatale Bussi di Boglietto d’Asti accolti dall’amico Flavio Giacosa che ci presenta un pilastro del Volo ULM in Italia, l’istruttore Dino Rizzoglio, e dove un simpaticissimo cagnetto si presenta ad ognuno di noi con una cordiale stretta di...zampa ; poi ci mette a disposizione la splendida club house per la notte e come non bastasse ci invita a cena a casa sua dove passiamo una serata veramente piacevole e possiamo apprezzare le notevoli doti culinarie della consorte e la simpatia di tutta la famiglia.
La prima tratta è stata un velluto ed il Nonno ha scoperto che quando vola sta benissimo e la schiena non gli fa assolutamente male, mentre a terra è tutta un’altra musica, per cui riaccompagnati da Flavio al campo, arriva il momento da lui più temuto, ovvero quello dell’iniezione ed inizia ad essere un po’ inquieto.
Mi guarda preparare il tutto visibilmente preoccupato, ed impallidendo un po’ si rassegna, offrendomi la “parte prestabilita” tra mugugni e raccomandazioni, ed infine implorando senza più ritegno.
Eseguo, e lui guardandomi con aria meravigliata mi dice “caspita che leggerezza! E chi se lo aspettava, con le manacce che ti ritrovi!”. Grazie Nonno.
Alle 6,30 decolliamo con direzione Colle della Maddalena e successivamente Aspres sur Buech; la giornata è splendida e non dovremmo aver problemi....., come non detto; ci approssimiamo alle Alpi già in quota e ci accorgiamo che nonostante l’ora il vento è gia forte e contrario .
Siamo alti sopra le cime per evitare i rotori ma la turbolenza è ugualmente molto forte ; la velocità al suolo è molto bassa e la tratta sta diventando molto più impegnativa del previsto, tanto che dobbiamo decidere di abbandonare il corso della vallata e scavallare le cime in un “dritto per dritto” sull’aeroporto di Barcellonette poiché per Aspres, se il vento non cambia, non ci basterebbe più il carburante.
Si lotta con il vento la turbolenza ed il freddo, e l’inquietudine nel sorvolare con queste condizioni di vento cime così alte e ripide dove un’emergenza sarebbe veramente di difficile gestione, ma le temperature motore sono perfette, la “musica” è quella giusta, le macchine ce lo permettono, le decisioni sono prese, ed allora tanto vale godersi questo panorama, indescrivibile nella sua immensa bellezza; Max, pilota formidabile, riesce anche a scattare delle belle fotografie nonostante ci si senta come dentro una lavatrice.
Superata la dorsale ci si apre davanti la vallata dove, dopo un’interminabile planata, atterriamo a Barcellonette , aeroporto dove si pratica un’intensa attività volovelistica, a quest’ora ancora chiuso; al parcheggio Daniele ha le mani saldate alla barra per il freddo ma nemmeno un po’di mal di schiena, la medicina Volo funziona.
Mentre cerchiamo di riprendere una temperatura normale arriva ad accoglierci il più mattiniero dei piloti, il cordialissimo Cesare Belloni, italiano, che ci offre un ottimo caffè fatto con la moka e ci informa sulla meteo che ci aspetta (non c’è da gioire); ci da anche alcune utilissime “dritte” sulla micrometeorologia locale ed anche sulle procedure radio in Francia.
Ci accompagna con la sua automobile al distributore dove possiamo rifornire grazie ai serbatoi facilmente amovibili del mio trike DTA Feeling che si rivelano preziosi; infatti qui non ci sono taniche reperibili ne’ carburante disponibile.
Alla riapertura dell’aeroporto siamo pronti per ripartire, non prima di aver pagato € 5,00 a testa di tassa d’atterraggio e registrato nominativi e marche.
Ridecolliamo nonostante il vento molto forte che comunque è in asse pista e, come anticipatoci da Cesare, appena fatta un po’ di quota, ma rimanendo nel letto del canalone , si vola sul velluto ed in breve, immersi in un paesaggio mozzafiato , arriviamo ad Aspres dove troviamo due piste a “T” talmente grandi che potrei atterrare al traverso della più piccola, tanto è larga.
Appena tocco terra mi accorgo che c’è qualcosa che non va nel carrello; controllo e vedo che ho una gomma sgonfia; possibile che abbia bucato sul primo aeroporto che ho toccato in Francia, ed asfaltato per giunta? Non è un problema, basta un “crick a mano” e l’aiuto di Daniele, ed in 5 minuti sono a posto.
Veniamo accolti dal simpaticissimo Jean Michel Lich, ex pilota militare in pensione che ora gestisce questa splendida struttura e rapidissimo ci procura le taniche e ci accompagna al distributore con la sua vettura; sa bene che per i viaggiatori la priorità è rifornire i mezzi e non perde un secondo di tempo.
E’ di un’efficienza strepitosa, sarà il passato militare?
In breve siamo operativi ma è mezzogiorno passato e non sappiamo nulla del prossimo campo, mentre qui c’è il ristorante perciò decidiamo di rifornire anche lo stomaco, poi salutiamo Jean Michel ed alcuni soci del club che dimostrano molto interessamento per il nostro “Tour” e decolliamo, ma dopo un’ora di volo in cui le condizioni meteo vanno rapidamente peggiorando, ci ritroviamo di fronte ad una chiusura totale delle montagne che dovevamo attraversare e con la pioggia che avanza verso di noi non abbiamo altra scelta che tornare ad Aspres dove atterriamo sotto un acquazzone, ed il solito simpaticissimo, efficientissimo, rapidissimo Jean Michel ci mette a disposizione l’hangar dove secondo lui c’è posto per ricoverare uno o massimo due delta (Daniele, che ha un occhio formidabile li ricovera tutti e tre e gli dice che se gli da mano libera ne fa entrare altrettanti); ci insegna il sistema particolarissimo di apertura e chiusura degli enormi portoni, ci fornisce la combinazione della serratura per permetterci l’accesso ai velivoli a nostra discrezione e mette a disposizione la sala per il carteggio, dotata di tutto, ed in ultimo ci fornisce due camere da letto nell’appartamento riservato ai piloti.
Meglio di così, che si può volere? Pensavamo di dover dormire in tenda sotto la pioggia ed invece siamo sistemati meglio che in hotel, io e Max in camera doppia ed il Nonno da solo, stiamo veramente benone; chi poteva immaginare una fortuna simile?
La sera il ristorante dell’aerodromo è chiuso ma faremo una passeggiata fino al paese e qualcosa troveremo, ma ciò che importa è che siamo all’asciutto e che Daniele ha una camera tutta sua poiché dormire con lui è impossibile; sarebbe come cercare di dormire mentre ti passa sulle orecchie un vecchio bimotore smarmittato, ma ormai il problema non si pone e facciamo un pisolino aspettando ora di cena.
Pochi minuti e veniamo svegliati di soprassalto da rumori e voci concitate che provengono dalla stanza del Nonno e prima di rendercene conto ce lo vediamo arrivare mesto in camera con l’aspetto di un profugo; i legittimi utilizzatori della stanza occupata da Daniele, due coniugi piloti, sono inaspettatamente arrivati e ne rivendicano l’utilizzo sfrattando il Nonno in modo impietoso e costringendoci, per i gia citati motivi, in modo altrettanto impietoso a sfrattarlo pure dalla nostra; dovrà dormire in hangar.
La sera raggiungiamo il paese in auto con Jean Michel che ci lascia davanti all’unico ristorante aperto; entriamo e ci sentiamo dire che è al completo; sarà, ma ci sono solo sei persone sedute ed un sacco di tavoli vuoti.
Mangiamo baguette (panini) in un bar poi riprendiamo la via dell’aerodromo che raggiungiamo dopo una bella scarpinata in mezzo ad un bosco e ripassando davanti al ristorante di prima, dove il numero dei commensali non è cambiato, mah!
All’alba abbiamo già richiuso l’hangar con l’incredibile sistema di portoni ad incastro; per oggi il meteo dice che dovremmo trovare bel tempo, ed un moderato Maestrale nella valle del Rodano, siamo in linea di volo ed affrettiamo la partenza, che oggi la tratta è lunga, dobbiamo recuperare il tempo perduto.
Atterriamo ad Uzés, a NW di Avignone, aerodromo che sembra una pietraia e con erba secca molto alta, probabile pista ”tecnica” in mezzo alle boscaglie, di appoggio per antincendio o similari (22); ci sono alcune strutture ma è completamente deserto e ripartiamo subito in direzione SW per Pézenas, ad ovest di Montpellier.
Dopo pochi minuti di volo facciamo in nostro ingresso nella valle del Rodano ed il Mistral ci dà subito il benvenuto (è casa sua dopotutto) con 15/20 kt al traverso che vanno aumentando, ma non è fastidioso o turbolento, e fra poco piegheremo verso sud e soffierà a favore.
Atterriamo a Pézenas ballando un po’ per via del vento forte e parcheggiamo vedendo con piacere che c’è gente ed attività di volo; ci accoglie il direttore dell’aerodromo che ci procura alcune taniche per il rifornimento ma è desolato per non poterci accompagnare al distributore, lontano alcuni chilometri, poiché deve decollare immediatamente con l’allievo (che è già sull’aereo con il motore acceso) per un trasferimento ed altri impegni, ed altri soci arriveranno solo molto più tardi.
Comprendiamo, lo salutiamo e lo guardiamo decollare poi restiamo soli con alcune taniche vuote in una zona deserta dove non passa mai nessuno (ci ha dato anche questa bella notizia), ma fa parte del gioco, no?
Io e Max ci portiamo sulla strada che passa davanti al cancello con le taniche in mano e lasciamo il Nonno a guardia dei delta, che con la schiena malconcia è gia tanto se è qua (ma quando vola sta benissimo); guardo a destra e sinistra questo lunghissimo rettilineo deserto pensando alla fatica che ci aspetta quando vedo un puntino lontano muoversi; è una vettura che sta arrivando e tento di fare l’autostop mostrando la tanica.
Si ferma una vettura adibita a trasporto promiscuo, e l’autista mi fa cenno di salire; io gli indico Max che fino a quel momento era coperto da una siepe ed aveva le altre taniche in mano, chiedendo se ci sia posto anche per lui e per tutta risposta, l’autista scende e ci apre il portellone posteriore per stivare le taniche, ci fa salire e mentre ci accompagna in paese ci dice che “se abbiamo la pazienza di aspettarlo 10 minuti”, giusto il tempo per comperare il pane, ci passerebbe a prelevare per riaccompagnarci.
Che dite, ce l’abbiamo la pazienza?
Puntualissimo arriva e ci riaccompagna in aerodromo dove nel frattempo sono arrivati alcuni soci;
riforniamo i velivoli ed accettiamo un buon caffè fatto con la moka da una ragazza del club e mentre seguiamo su di una carta le indicazioni dei piloti del luogo noto appesa ad una parete una carta dove sono indicate tutte le aree di addestramento BBQ dei caccia militari, nonché gli orari ed i giorni di addestramento; c’è anche un numero verde dove si possono avere informazioni “fresche” su eventuali possibili variazioni di orario dei voli.
Mentalmente, prendo nota che devo informarmi sul numero da usare al rientro in Italia per questo tipo d’informazioni
Ripartiamo, con il Maestrale leggermente aumentato che ora soffia a 35 kt e ci fa viaggiare mica male e la tratta, che ci porterà a sorvolare il mare, viene percorsa a velocità a volte superiori ai 180 km/h.
Arriviamo a Torreilles, a ridosso dei Pirenei, in breve tempo ma in compenso l’atterraggio è, fino a questo momento, il più impegnativo nonostante la pista, come tutte in questa zona, sia oculatamente orientata nel letto del vento.
Michael Lopez e consorte e la figlia Alizée ci accolgono con grande cordialità e simpatia e ci offrono persino una vettura con la quale arriviamo sulla riviera dove in un delizioso ristorante a pochi metri dalla spiaggia assaggiamo qualche specialità locale sotto gli sguardi perplessi degli altri commensali; sarà per via dei nostri scarponi?
Al campo riforniamo e controlliamo i mezzi e Max si accorge di un problema col la messa in moto; aveva sentito un rumore strano in volo poco prima di atterrare, ed ora tirando la corda non si aggancia l’ingranaggio.
Smontato il coperchio ci si accorge che un bullone si è allentato ed ha “mangiato” la camma di plastica e mentre cerchiamo la soluzione per ripararla Michael, che ha un’officina attrezzatissima ed è il meccanico autorizzato della zona, accortosi del problema trova il pezzo di ricambio ed in pochi minuti esegue la riparazione, e gratuitamente.
Si rimonta il tutto ed il motore di Max è pronto per la Spagna.
Alle 18,10 decolliamo per Sallent, a N/NW di Barcellona; il vento è costante e dobbiamo passare le montagne per cui inizio a salire per portarmi a quota di sicurezza, e perdo il contatto visivo con gli altri con i quali, pur ricevendoli con la radio, non riesco a comunicare, ma sono sulla rotta giusta e la mantengo cercando d’individuarli, sapendo che “devono essere lì dietro”.
Passo sulla verticale della montagna più alta con una separazione che ritengo sufficiente ed eccomi in Spagna; sono all’erta perchè so che un po’ di vento attraversa i monti assieme a me, ma faccio appena in tempo a pensare che la zona sottostante non è quel che si dice “accogliente”, quando sento un rotore togliere portanza alla semiala destra; non posso fare nulla e rapidissimo il delta si gira sottosopra, butta giù il muso e si avvita, per poi riprendere volo e direzione di prima 200 ft più giù; ho preso una bella frullata.
Tiro la barra e mi allontano velocemente dalla zona ballando tra turbolenze mica male e, mentre cerco di avvertire gli altri che non mi sentono ma passeranno ugualmente in un’altra zona, penso al “Tonneau” che ho appena eseguito e ringrazio il mio velivolo e chi l’ha concepito.
Atterro ad Ordis, il primo campo sulla rotta, per controllare che sia tutto a posto ed aspettare che Max e Daniele mi raggiungano.
Non capisco cosa sia successo alla radio; questi “cosi” ti mollano sempre nel momento del bisogno. All’arrivo dei miei amici scopriamo che la batteria tampone che alimenta anche la radio non viene caricata, ma il Nonno ne ha una simile sul suo e facciamo a cambio; perfetto, funziona!
Ogni tanto ce la scambieremo, finché non troverò il problema.
Si riparte, ma poco dopo ci ritroviamo a fare un rapido dietrofront, inseguiti da un temporale che avanza dalle montagne che dovremmo attraversare e facciamo rotta sul campo di Villadamat, vicino alla costa.
Sul cielocampo rimaniamo un attimo spiazzati poiché sotto di noi si incrociano ben 4 piste e non sappiamo qual’è in uso, ma tanto non c’è traffico, la manica è a zero ed atterriamo in quella che finisce più vicina agli hangar.
Veniamo subito accolti dal titolare del campo, e con grande sorpresa il primo spagnolo che conosciamo è il sig.Giuseppe Pennacchio detto Pino, italianissimo.
Felicemente trapiantato in Catalogna ed importatore Evektor Aeroteknic, simpatico ed ospitale Pino ci offre tutta l’assistenza che ci serve e per l’occasione inaugura il nuovissimo ristorante sul campo dove la moglie ci prepara una cena coi fiocchi, innaffiata di vini e Sangrìa.
Dormiamo in tenda sul campo ed all’alba riprendiamo il viaggio ma, causa maltempo, non possiamo attraversare le montagne e dobbiamo fare rotta a sud di Gerona, e sorvolando la Costa Brava atterriamo all’Aeroclub Palafolls dove decidiamo la nuova rotta verso l’interno per Sallent e Mollerussa, dove arriviamo con carburante ormai scarso.
Il campo è deserto; decidiamo così di mandare “el Abuelo” (il Nonno in idioma locale) che ha il delta a “celle di combustibile” (”consuma niente” ndr.) in avanscoperta su un campo a pochi km di distanza.
Centro! Ci chiama ed in 20’ siamo a Lleida, aeroporto di appoggio per antincendio dove stanno lavorando alcuni vigili del fuoco che si prestano volentieri ad assisterci; poi parlando si scopre che il caposquadra è pilota di autogiro, mentre io ho un passato come vigile del fuoco e praticamente siamo “colleghi 2 volte”.
Laviamo alcuni fusti vuoti di schiumogeno estinguente che ci serviranno per rifornire
(i residui di acqua nei fusti, con l’imbuto separatore di cui siamo dotati, non sono un problema), poi con l’autopompa ci accompagnano ad un’area di servizio autostradale ad alcuni km di distanza, per poi riaccompagnarci in aeroporto ed aiutarci nelle operazioni.
Saremmo anche pronti al decollo, ma il sole a picco e gli stomaci che reclamano ci spingono a ritornare all’area di servizio che in linea d’aria non sembra lontana (errore); questo ci confermerà una volta di più che per volare ci vogliono le scarpe giuste.
La scarpinata dura un’ora in una steppa piuttosto impegnativa ma alla fine raggiungiamo la nostra meta, non prima di aver analizzato e memorizzato un’area “atterrabile” vicino all’autogrill; hai visto mai che possa servire al ritorno.
Il pomeriggio rifacciamo la “passeggiata” e si riprende il viaggio alla volta di Villanueva del Gallego, N/E di Zaragoza, dove alcuni soci del club si mettono a disposizione ed in breve siamo pronti a ripartire, cosa che dobbiamo fare per recuperare il tempo perduto.
Un socio telefona al prossimo campo e ci viene comunicato che le effemeridi scadono alle 21,46 però non abbiamo a disposizione i 30’ successivi (in Spagna si può volare 30’ prima del sorgere del sole e 30’ dopo il tramonto) perché essendo in montagna diventa buio subito, perciò dobbiamo fare bene i calcoli ed atterrare entro le 22,00.
Secondo noi ci stiamo “giusti”, quindi decolliamo, nonostante 10 kt di vento contrario.
Il QFE, già elevato da quando abbiamo cominciato a spingerci all’interno, si eleva sempre più; prima si volava costantemente, a 1000 ft dal suolo, ad oltre 3000 ft sul QNH; ora siamo costantemente oltre i 4000 ft e si continua a salire.
La Spagna all’interno è un immenso e bellissimo altopiano dove gli spazi e le distanze a cui siamo abituati perdono definizione, per espandersi a perdita d’occhio.
I campi sono tutti coltivati, anche il più piccolo anfratto sabbioso è lavorato con cura, ma non si vede nessuno; si sorvolano centinaia di km perfettamente lavorati ma talmente deserti da chiedersi se i braccianti lavorino solo la notte.
Sorvoliamo un’arena, dove ogni domenica si combatte, ora deserta; passiamo di fianco ad un gigantesco monumento che rappresenta un temibile “Toro Miura” posizionato su una cresta rocciosa che domina la vallata a sud di Zaragoza, poi sorvoliamo un incredibile paesaggio dirigendoci con passo spedito verso l’aeroclub Seguntino a Sigüenza, il nostro obbiettivo da raggiungere entro le 22.
Alle 21, 55 dopo una tratta lunga ed impegnativa e quando ormai l’oscurità comincia a scendere, arriviamo in vista del campo; El Abuelo è davanti ed atterra per primo...in discesa.
Il campo infatti è in pendenza, ma un curioso effetto ottico lo fa sembrare perfettamente piano ed invita ad atterrare proprio da quella parte; nessun problema, la pista è lunga e Daniele il “mestiere” lo conosce, ed atterra avvisandoci.
Anche qui l’accoglienza è fantastica ed i soci del club, tra cui gli amici Alberto Sances e Luis Sarda, si sono già divisi i compiti; hanno preparato taniche e camioncino per rifornirci ed uno di loro è andato al paese per impedire alla “gasolinera” di chiudere, cosa che ci costringerebbe a perdere molto tempo l’indomani.
Ed invece, in breve abbiamo i velivoli pieni e noi siamo accompagnati in auto al ristorante da uno dei soci le cui due figlie, per farci posto, vogliono sedere addirittura nel bagagliaio.
Cena a base di Tapas e Cerveza, poi in taxi (molto economico) di nuovo al club dove ci hanno lasciato le chiavi e possiamo dormire al coperto ed abbiamo a disposizione bar e servizi.
Sveglia presto e decollo per un volo indimenticabile; percorriamo circa 130 km dentro una specie di canyon in fondo al quale vi sono strade e paesi e noi, volando ad oltre 5000 ft sul QNH siamo sotto il livello del terreno circostante; se usciamo dal canyon troviamo un’immensa pianura coltivata e 15/20 kt di vento contrario mentre qui sotto il vento è nullo; fantastico.
Usciamo dopo aver superato Madrid ed il suo aeroporto e poco dopo scopriamo che la nostra meta, il “campo volo” di Ocaña, è in realtà un grosso aeroporto, con molti velivoli di ogni dimensione in attività, alianti pronti al traino ecc.
Un po’ intimiditi ci allontaniamo rapidamente, ritenendo di aver impegnato uno spazio aereo dove non dovevamo entrare e facciamo rotta su Toledo, il cui “campo volo” è in realtà un aeroporto, ma è chiuso, e poi dobbiamo atterrare per forza questa volta, perché alternative non ne abbiamo più.
Facciamo il punto della situazione e vediamo che l’unico modo per proseguire è di chiedere assistenza ad Ocaña, perciò chiamo al telefono e chiedo se possiamo andare; non c’è problema, ma dobbiamo chiamare la torre a 5’ dall’aeroporto ed io non ho (nessuno di noi) la fonìa inglese.
Chiedo se posso fare la chiamata in francese; per loro è OK, andiamo.
Tutto come procedura, ed alla mia chiamata l’operatore inizia a rispondere in francese, per poi passare all’inglese ed infine allo spagnolo; comunque ci siamo capiti.
Atterriamo e ci avviamo al parcheggio, dove troviamo riparo sotto l’ala chioccia di un Catalina che fa da Gate Guardian, poi andiamo a ringraziare l’operatore, che ci da il benvenuto e ci dice che da loro non ci sono problemi, e poi le nostre lingue si assomigliano e con un po’ di buona volontà ci si capisce sempre.
Ottima filosofia, che mi sembra sia condivisa ovunque anche da noi.
Non c’è benzina verde, quindi riempiamo i serbatoi di avgas 100LL che paghiamo pochi centesimi in più al litro rispetto la verde in Italia (a Sigüenza la benzina verde costava € 0,768 al lt.) e ritorniamo sotto al Catalina; il vento forte ci sconsiglia di ripartire, anche perché ci aspetta la tratta più lunga di tutto il viaggio, e non possiamo rischiare di non arrivare.
Impieghiamo il tempo a visitare l’aeroporto e rimaniamo stupiti vedendo che è frequentatissimo ed i piloti arrivano da tutta Europa per volare a vela; è possibile campeggiare in tenda o camper all’interno dell’area aeroportuale, al ristorante la scelta è varia ma il prezzo è fisso (€ 7,00 compreso dolce e bevande) ed in hotel si può avere una camera doppia a € 25,00; non ci sono tasse d’atterraggio.
Approfittiamo per pranzare serviti da una cameriera che si rivelerà l’unica persona poco cordiale conosciuta in Spagna e che subito viene soprannominata “Simpaty”, e per prenotare due camere sperando di poter riprendere il viaggio l’indomani.
Il pomeriggio passa facendo manutenzione ai velivoli ed Abuelo scopre e ripara il guasto che impediva il perfetto funzionamento del mio impianto radio.
La sera ci rendiamo presentabili ed usciamo, ma veniamo bloccati dal direttore d’aeroporto che c’invita a mangiare la Paella che stanno cucinando sopra un falò con altri piloti, che viene innaffiata di abbondante Sangrìa.
Tutti vogliono sapere del nostro viaggio ed il direttore ci accompagna in sala carteggio dove scopriamo che la rotta alternativa che avevamo preparato per superare l’ostacolo “vento” non è consigliabile poiché il campo di Guadalupe, dove pensavamo di poter trovare il modo di rifornire è nel mezzo della sierra omonima e viene utilizzato solo per antincendio, perciò ci ritroveremmo in mezzo ad un deserto e con il “niente”attorno per un raggio di 80/100 km.
O cala il vento o non possiamo proseguire.
Con un computer consulta un programma di previsioni meteorologiche utilizzato dai volovelisti
e dopo un’attenta analisi ci dice che partendo molto presto potremmo avere solo dai 6 ai 10 kt di vento contrario; calcoliamo che se non aumenta ce la possiamo fare, pur con poco margine.
Alle 4,30 siamo in piedi e poco prima dell’alba decolliamo, trovandoci subito ben 25 kt di vento contrario e siamo costretti ad atterrare nuovamente; il vento non ci aiuta, i giorni sono pochi, al Portogallo, pur a malincuore dobbiamo rinunciare, e decidiamo di rimettere la prua a nord.
Ritornando a Sigüenza faccio uno dei voli più belli della mia vita; questa immensa, altissima pianura consentirebbe di atterrare ovunque in sicurezza ed allora mi godo il volo radente più lungo che abbia mai potuto immaginare, e per oltre 100 km volo a 5.500 ft sul livello del mare ma a100 ft sul terreno, sfiorando gli alberi e le rare abitazioni e galleggiando su di un territorio incredibile che credo di guardare dal punto di vista di un uccello migratore.
Proseguiamo poi per Tudela dove cerchiamo riparo da un sole impietoso nella poca ombra che ci offre un hangar e poco dopo veniamo accolti da una troupe della TV nazionale spagnola che, avvertita del nostro arrivo, ci chiede il permesso per una breve intervista e ci offre anche il pranzo, poi andiamo a visitare la cittadina, che offre uno spettacolo unico con i nidi di cicogne su ogni comignolo.

Il caldo è terrificante ma El Abuelo si adegua subito alle usanze locali parcheggiandosi su una panchina di quello che viene subito ribattezzato “Il Viale dei Dipendenti INPS”; dove stazionano gli anziani del posto, unica via della città percorsa costantemente da una piacevole brezza, mentre tutto il resto è una fornace,
Approfittiamo della giornata “turistica” per cercare dei guanti nuovi per El Abuelo che incredibilmente per noi, essendo zona di caldo così torrido, troviamo; e per visitare anche gli studi televisivi dove lavorano Jvanjo Rudy, Borja Coiduras ed Inaki Ulibarri, i componenti la troupe, uno dei quali appassionato ultraleggerista che ha appena distrutto uno Zephir con 6 h/volo per una piantata motore in decollo.
Si parte la sera alla volta di Lumbier, a N di Pamplona, dove passeremo la notte e l’indomani i Pirenei.
Durante il volo mi trovo a volare “in ala” con un gigantesco rapace; affascinato gli giro attorno in un ampio 360° mentre Lui, maestoso e con le ali immobili, continua a veleggiare degnandomi appena di un piccolo movimento della testa.
All’arrivo siamo attesi dal gestore che ci aspetta assieme ad un gruppetto di mamme e relativi bimbetti che vogliono vedere l’atterraggio dei tre italiani, che considerando vento e turbolenza cerchiamo di non rendere “da raccontare”.
Il posto è semplicemente stupendo e la lunga pista d’asfalto non stona in mezzo al verde ed il tutto è tenuto in modo meticoloso e pulito, nonostante ci siano lavori di cantiere.
Qui stanno anche costruendo delle piccole casette per ospitare i piloti in viaggio o gli allievi che arrivano da lontano, mentre l’area “griglie e masticazione”è gia operabile e Miguel sta lavorando per allestire il bar e tutto il resto.
Ci racconta che gli ambientalisti gli stanno facendo la guerra perché in quella zona vive un gruppo di alcune centinaia di rapaci della famiglia degli avvoltoi (ecco chi era il tizio di prima) e sono gli unici rimasti al mondo, e secondo loro l’aeroporto è fonte di disturbo; è stata creata un’area protetta con divieto di sorvolo (della quale eravamo informati ed abbiamo accuratamente evitato), ma a loro non basta e vogliono che chiuda.
Io non so dove stia il giusto, ma quello che ho incontrato molti km fuori dell’area non sembrava assolutamente disturbato nell’avere un rumoroso principiante nei paraggi.
Picchettiamo e veniamo accompagnati subito a rifornire e poi in hotel, (ancora; ma non era un viaggio avventura?) dove con doccia e cena ritorniamo nuovi.
Al mattino presto arriva a riprenderci, puntualissimo, Miguel che ci riporta ai delta e ci mette a disposizione uno speciale mezzo per trasportare le nostre cose e mentre ci prepariamo porta in volo un allievo di pendolare; aspettiamo che atterri per salutare e poi via per i Pirenei e nuovamente la Francia.
La zona è meravigliosa e le montagne sono meno inospitali rispetto l’andata; l’aria è ferma e rapidamente siamo su Itxassou, primo aerodromo francese; breve fermata poi andiamo a sorvolare le scogliere di Saint Jean de Luz), località tra Biarritz e San Sebastian; volevamo arrivare sull’atlantico ed anche se non è quello del Portogallo, l’abbiamo raggiunto.
Sorvoliamo la Costa d’Argento per circa 60 km verso N godendoci l’insolito (per noi) spettacolo di un oceano d’acqua alla nostra sinistra ed un oceano verde alla nostra destra; ad E infatti si estende a perdita d’occhio una boscaglia bassa e fitta che solo a tratti consente d’intravedere delle abitazioni al di sotto delle fronde.
Avanziamo fino ad avere al traverso, e perciò nel punto più breve da attraversare vista la totale mancanza di superfici atterrabili, l’aeroporto di Mimizan dove riforniamo e pranziamo nel locale club di paracadutismo, frequentatissimo ed in piena attività, e poi via direzione Montpezat, alla base ULM St. Exupery; bellissimo club attrezzato con benzina sul campo, concessionaria DTA, autorizzato Rotax e magazzino ricambi; serve altro? (sì,sì, c’è il ristorante; uff!).
Due chiacchiere con i soci e poi prua verso Millau con vento molto forte e finalmente a favore.
Sul cielocampo ci chiediamo se ci basterà la pista per atterrare, saranno solo 2 km ed in asfalto per giunta, che aiuta così poco a rallentare; poi abbiamo solo 30 kt di vento in asse pista .
A terra smettiamo di scherzare perché dobbiamo preoccuparci prima che i delta non se ne vadano da soli, poi una bella cena ristoratrice all’autogrill di proprietà dell’aeroporto (sì, avete capito bene) e stanotte si dorme in tenda.
La mattina l’operatore di torre ci fa perdere un sacco di tempo per “una telefonata”.
I ragazzi sono sui velivoli, motore acceso e pronti al decollo; io sono in torre per pagare la benzina; il controllore non molla il telefono.
Io scalpito, brontolo, disturbo ma lui, imperturbabile continua la chiacchierata (senz’altro d’importanza vitale, per carità!) senza prestarmi la minima attenzione; attraverso i vetri i ragazzi mi vedono e mi fan cenno di sbrigarmi e lo vorrei anch’io, ma questo tizio è d’amianto.
Sto per andarmene (poi vedrai che se vuoi i soldi li vieni a prendere) quando riattacca; finalmente è finita......, no, non lo è: Deve accendere il computer, poi la carta nella stampante (DEVE fare fattura), poi... se ne va altra mezz’ora; è molto gentile, ma lo “odio” ugualmente.
Viaggiamo ancora velocissimi con vento a favore ed alle 11,30 atterriamo a Pierrelatte, nella valle del Rodano, dove pranziamo nel piccolo ristorante del club e facciamo conoscenza con alcuni soci che ci mostrano la struttura, dotata di 3 piste parallele; una riservata agli ULM, una agli alianti e l’ultima per gli aeromobili.
Gli hangar sono pieni di tutto quel che può stare in aria, compreso un autogiro di fabbricazione spagnola nuovo di fabbrica, appena arrivato.
Dopo aver invitato alcuni soci ulmisti a restituirci la visita in Italia, salutiamo e decolliamo per Aspres sur Buech dove non troviamo l’amico Jean Michel, in viaggio per un fine settimana a Parigi con consorte, e non abbiamo quindi la possibilità di rifornire.
Decolliamo per Serres, aeroporto distante pochi km dove si pratica attività volovelistica e dopo molte ricerche, grazie ad un istruttore del posto, riusciamo a rifornire ma apprendiamo anche che l’unico ristorante dei paraggi è chiuso.
Decidiamo di tornare immediatamente ad Aspres, da dove potremo raggiungere a piedi il paese e trovare un locale, ma dobbiamo fare in fretta perché è quasi buio.
Ormai conosciamo bene il sentiero che attraversa il bosco e porta in paese ed arriviamo nel ristorante che ci ha rifiutato all’andata; entriamo ed è sempre vuoto ma quando chiediamo di mangiare ci dicono che la cucina è chiusa; noi ci accontenteremmo anche di baguette e la moglie del titolare sarebbe disposta a darcele, ma il marito è irremovibile; è evidente che siamo noi a non andargli a genio; ringraziamo per la squisita ospitalità e cortesia e vaghiamo un po’ per il paese deserto e rassegnati ci incamminiamo verso il campo.
Sedute su una panchina dell’ultima casa del paese ci sono due vecchiette, alle quali domandiamo se sono a conoscenza di ristoranti nella zona e loro, dopo aver sentito la nostra storia, impietosite si offrono di darci qualcosa dalla loro dispensa; mentre io e Daniele, un po’ imbarazzati, cerchiamo di declinare l’invito ci accorgiamo che invece Max sta sfoderando le sue arti di gran seduttore sgranando due occhioni da cerbiatto affamato e spaurito, ed in men che non si dica ci fanno entrare in casa e ci imbandiscono la tavola con tanta roba da sfamare un plotone.
Inutile dire che abbiamo fatto onore a tanta generosità spazzolando via ogni cosa ci veniva cucinata o servita, passando una serata piacevolissima con queste due fantastiche signore che hanno mantenuto una fiducia nel prossimo ed una generosità d’animo quasi scomparse.
Apprendendo che sono impegnate nel sociale, troviamo il modo di “alleggerire” il nostro debito con un contributo alle loro associazioni visto che di compensi non ne vogliono sentir parlare, ma quello che ci hanno dato ha ben altro valore.
La notte io e Max abbiamo dormito nelle tende, mentre il Nonno s’è infilato nel sacco a pelo e si è sdraiato sotto l’ala; è un mito.
E’ sabato, e rientriamo con un giorno d’anticipo; partiti prestissimo, arriviamo sulle Alpi e....non si passa, copertura totale sul versante italiano.
Dietrofront ed atterriamo a Barcellonette dove troviamo Cesare Belloni che ci viene immediatamente in soccorso con una serie di telefonate a suoi amici e conoscenti dell’altro versante.
La copertura è alta e si può tentare di passare all’interno della vallata; decidiamo di provare, saluti e decollo.
Dentro la vallata siamo tesi e concentrati; la larghezza consente comunque di virare indietro tranquillamente con un delta in caso di necessità, ma volare con visibilità scarsa non è comunque la mia massima aspirazione e la copertura sarà anche alta fuori dalla valle, ma dentro siamo alti anche noi e tra QFE e base nube il passaggio è molto stretto.
Proseguiamo, lo spettacolo qui dentro è eccezionale ma non bisogna distrarsi; il “sentiero” è sempre più stretto e proseguendo verso la pianura la visibilità diminuisce; e la “copertura alta” è sempre più bassa.
La visibilità diminuisce ancora, io comincio a pensare di tornare indietro, lì davanti non si vede più nulla anzi, comincia a piovere e..... all’improvviso appaiono i tetti delle case di Cuneo.
Piove, la visibilità è scarsa ma abbiamo contatto col terreno e dirigiamo verso il campo Alpi Marittime, il più vicino; smette di piovere, e mentre sto pensando che con un tempo del genere probabilmente siamo gli unici “pazzi” a volare, vengo immediatamente smentito da un aeromobile che alle mie spalle ed a quota bassissima dirige sull’aeroporto Levaldigi; arriviamo al campo volo dove la visibilità migliora leggermente e...c’è un treassi in volo, altri velivoli schierati a terra ed un sacco di gente, ed io che pensavo....mha! A terra apprendiamo che si stanno svolgendo gli esami.
Ci facciamo offrire un caffè, che da un po’ ci manca e pensiamo a rifornire i velivoli, poi facciamo rotta su Flight Village, una nuova aviosuperficie con annesso agriturismo a Castelletto Stura dove conosciamo Valentino, titolare ed istruttore paracadutista, e la moglie, cuoca fantasiosa e sopraffina.
Passiamo un pomeriggio di vero e totale relax in compagnia di due persone che val la pena di conoscere, dotate di una cordialità rara e degustando le specialità locali, veramente da provare.
Dopo qualche ora ripartiamo per Mezzana Bigli, dove ci separiamo; Daniele e Max fanno rotta su Milano, io su Bologna.
Non mi sembra neanche vero che sia finito un viaggio così; non è naturale.
Mi aspettano ancora un paio d’ore di volo, ma farle senza i miei amici non è la stessa cosa; ci sentiamo per radio ogni tanto finché non arrivano alla loro base, poi sono solo; faccio quota ed attraverso le colline, mi godo il panorama ed il Volo, annusando l’aria ormai di casa.
Arrivo al mio campo all’imbrunire; a bordo pista vedo mia moglie Danila che si sbraccia per salutarmi ed una volta a terra l’amico Luigi che mi dice “lascia lì tutto e vieni a mangiare”; c’è una lunga tavolata piena di gente, ha organizzato un’abbuffata a base di pesce.
E’ un buon modo per concludere un Viaggio.

Nessuna fotografia, nessuna memoria potrà contenere e conservare tutto quello che ho visto in questa settimana, ma niente mi potrà togliere il ricordo di un Viaggio così, vissuto assieme ad Amici Veri, a Piloti Veri, che voglio ancora ringraziare per l’enorme lavoro “preViaggio”svolto,
e per l’amicizia, la simpatia e la generosità e la conoscenza del Volo che sempre li contraddistinguono, qualità indispensabili alla riuscita di questo Viaggio.
Max Lenzarini


Km percorsi: Rotta “ideale” GPS km. 3.276 - Km effettivi c/ca 3.500 - Tot. H/Volo 42,30 - Max H/Volo 1 gg. 7,57 - consumo medio 9,6 lt/h *
Piloti e Velivoli: Max Etzi - Trike Filippin mod. Viper; Rotax 582; Ala Sirio Ten
Daniele Bedini - Trike autocostruito; Rotax 582; Ala La Mouette Chronos
Massimo Lenzarini - Trike DTA mod. Feeling; Rotax 582; Ala DTA Dynamic 15


* E’ doveroso denunciare che tale VERGOGNOSO risultato (che ci è stato fatto pesare ad ogni rifornimento) è stato possibile, oltre alla cura e perizia nella preparazione del mezzo, grazie all’attento e maniacale controllo sul peso imbarcato che trovava il suo culmine nei bassi tentativi di far trasportare ad altri (me) parte dell’attrezzatura di bordo (preferibilmente oggetti con peso specifico elevato); strappare copertina e pagine pubblicitarie all’Avioportolano, ed arrivando al parossismo nel cancellare gli SMS ricevuti prima di ogni decollo.







RINGRAZIAMENTI

Si ringraziano per l’amicizia, l’assistenza, la disponibilità, la pazienza, la tolleranza, la generosità.
In ordine di apparizione:
I miei compagni di viaggio.
I soci del Club Volo ULM Milano
Flavio Giacosa e Famiglia
Dino Rizzoglio e soci, e cagnetto stringizampa del campo volo Piernatale Bussi – Boglietto (AT)
Cesare Belloni
L’aeroporto di Barcellonette, unico in tutto il Viaggio a richiedere tasse d’atterraggio.
Jean Michel Lich, Aerodromo di Aspres sur Buech (FR)
I soci dell’Aerodromo di Pézenas
Michael Lopez, la moglie e la simpaticissima Alizée, campo volo Torreilles
Pino Pennacchio e consorte,Villadamat (SP)
I “Bomberos” di Lleida
I soci dell’aerodromo di Villanueva del Gallego
Gli amici Alberto Sances e Luis sarda (e le figlie nel bagagliaio) dell’aeroclub Seguntino-Sigüenza
Il Direttore d’aeroporto di Ocaña e tutti quelli di li che in qualche modo ci hanno aiutato con grande calore e disponibilità.
La cameriera “Simpaty” per averci fatto apprezzare maggiormente la cortesia degli”altri” spagnoli.
Gli amici Jvanjo Rudy, Borja Coiduras ed Inaki Ulibarri della TV spagnola, campo volo di Tudela.
Miguel; aeroporto di Lumbier
Il direttore d’aeroporto ed i paracadutisti di Mimizan (FR)
I soci della Base ULM St. Exupery - Montpezat
I soci dell’aerodromo di Pierrelatte
I soci del campo volo Alpi Marittime (IT)
Valentino e consorte dell’aviosuperfice Flight Village Castelletto Stura
Nando Groppo ed i suoi collaboratori/trici – Club Astra Mezzana Bigli
Danila, Gabriele “Bach” , Luigi “Il Magnifico” e gli Amici con le Ali del Club Volo ULM Castellaccio-Calcara.
Un ringraziamento particolare va alle due splendide, simpatiche e generose vecchiette che ad Aspres ci hanno accolto con una fiducia nel prossimo che ormai raramente viene accordata ai viandanti, e che per autentiche semplicità e modestia hanno chiesto di non essere nominate in queste righe.
Ed ancora alla ditta “StarCompany”per forniture, consulenze e servizio; ed un ringraziamento speciale a Jean Michel Dizier, titolare della ditta DTA per aver concepito e costruito il velivolo eccezionale che mi ha accompagnato anche in questo viaggio.
Un ringraziamento, immeritato, va al sottoscritto da parte di Max per l’aver fatto da rassicurante “apripista” ogni volta che le condizioni meteo incutevano reverenziale rispetto.

The End